Un annuncio prematuro

(di Alessia Cerantola. Da Asahi Shimbun, 19 dicembre 2011)

 Nel tentativo di tranquillizzare la popolazione giapponese e mondiale sull’incidente di Fukushima, il primo ministro giapponese Noda ha dichiarato durante la conferenza stampa dello scorso 16 dicembre che l’impianto è sotto controllo e che la crisi nucleare è finita. La sua affermazione, fatta a nove mesi dall’esplosione, è stata accolta con scetticismo da parte degli abitanti della prefettura di Fukushima e all’estero, oltre che da alcuni colleghi del suo stesso partito democratico. Il Giappone sta cercando di risollevarsi da una situazione difficile e dall’immagine negativa diffusa dopo l’11 marzo. Il numero dei turisti che hanno visitato il paese a novembre è calato del 13 percento rispetto allo stesso periodo del 2010. Inoltre, 44 nazioni e regioni hanno ristretto l’importazione di prodotti agricoli provenienti dall’arcipelago.
Ma secondo gli esperti la centrale è ancora vulnerabile e altre scosse di assestamento potrebbero colpire il sistema di raffreddamento che aveva permesso di portare il reattore a uno stato di relativa stabilità. Per l’Istituto di ricerca sull’energia atomica giapponese è più corretto dire che il cosiddetto “arresto freddo” è in corso adesso. Allo stesso tempo continua la fase di smantellamento e di rimozione dai reattori del del combustibile fuso, un’operazione molto delicata e lunga. Mentre il governo ha dichiarato la fine della seconda fase della messa in sicurezza del reattore e ha ritirato le forze di autodifesa impegnate nella decontaminazione sono ancora circa 150mila le persone evacuate dalla prefettura che si chiedono quando potranno tornare a casa.

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